domenica 13 gennaio 2008

Presentazione di Giada Caliendo


RACCONTO DI FIABE DI TERRA E DI FUOCO,

Esiste un tempo che ha il calore del fuoco ed una vecchia voce roca e stanca, che rallenta e quasi si ferma ad osservare…è quello della fiaba.
Ed esiste un tempo che produce, crea, con lentezza e fatica… quello della terracotta.
L’unione di questi due momenti ha dato vita alla mostra Racconto di fiabe di terra e di fuoco.
L’esposizione nasce come un percorso, con la voglia di narrare in una dimensione che ha l’auspicio di essere atemporale. Margherite Yourcenar scriveva che l’arte è il solo vero possesso e forse l’arte ha giocato il tempo fermandolo a suo piacimento.
Maria Rosaria Amato ha da sempre letto le fiabe e non si è mai sentita troppo grande da abbandonarle; ha quindi deciso di trasformare l’emozione in azione ed ha cominciato a trasferire il dato emozionale in atto manuale. L’artista finora si era dedicata prevalentemente alla decorazione ma già nel progetto di questa mostra aveva in mente l’idea di esprimersi in un campo per lei nuovo.
Con questa mostra la Amato inizia un percorso, quello del modellato, che la vede lavoratrice attenta ed appassionata creatrice. Dita che toccano, muovono, plasmano, si sporcano e creano da quella terra della madre Gea, un nuovo parto segno di una futura memoria e futuro racconto.
E’ riuscita con il calore delle mani ed il tocco dell’immaginazione a rendere tangibili le emozioni di racconti ascoltati decine di volte. Ha modellato lo spirito della fiaba cogliendo un passaggio e rendendolo fisico e materiale. Si è trovata su una linea di ricerca e si è mossa tra decorazioni, bassorilievi, sculture, fino a giungere a dei veri e propri allestimenti scenici delle proprie forme oltrepassando così la quarta parete; la Amato ha sviluppato un suo linguaggio autonomo aperto a nuovi stimoli e sperimentazioni. La forza di queste opere sta nel contrasto tra la materialità della terracotta e la leggerezza dell’idea. Sommessa eleganza e timida passionalità. La sua non è un’arte stridente ma creazione silenziosa e sussurrata nel silenzio del colore tenue, sempre delicato e mai aggressivo. Le sue opere vanno ascoltate, interrogate, toccate ed assaporate per poterne percepire la vera dinamica essenza pulsante. Ecco ad esempio il Vestito nuovo dell’imperatore, è il disegno delle verità non ascoltate nel tempo, con quell’immagine di re nudo e le parole poste in bella vista sull’anfora come un editto all’effimero. Il giusto connubio tra decorazione, racconto ed innovazione. Interessanti sono anche le piastre quali La bella addormentata nel bosco, Il gatto con gli stivali, Il Principe ranocchio dove la Amato esprime la sua capacità creativa componendo il dato illustrativo con la sostanza della forma. La curiosa ed attenta sensibilità dell’artista la guida nella scelta delle favole nei molti libri consultati ma soprattutto nella modalità del lavoro. Si pensi ad esempio all’utilizzo delle terre nere per la realizzazione del “Figlio delle stelle” di Oscar Wilde fiaba profonda e triste o all’ispirazione che l’ha guidata nell’esecuzione delle orme lasciate da Hansel e Gretel, cogliendo così l’aspetto essenziale del racconto quello del passaggio, del cammino, dell’attraversare un tempo. Osserva la bellezza di un oggetto d’arte – scriveva Sant’Agostino - cerca in esso lo spazio e il tempo; non sarà in nessun tempo, non sarà in nessuno spazio; ma il suo non è un luogo fatto di spazio, non è un’età fatta di giorni.
E’ un’epoca del pensiero, un tempo dell’anima…
Giada Caliendo

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